Il diritto al divorzio
Raramente la scienza della politica ha affrontato il tema del diritto alla Secessione. Le ideologie di sinistra, che vagano alla deriva nel loro internazionalismo allucinato, non si pongono nemmeno il problema. Le ideologie di destra, d’altra parte, hanno sviluppato un culto nazionalista dello stato che esclude possibilità di frazionamento territoriale. Fra queste due posizioni estreme ci sono una serie di collocazioni politiche intermedie che non sono interessate alle ipotesi di separazione politica.
Il Prof. Allen Buchanan è stato il primo studioso a dedicare un’analisi specifica al tema e ha scritto la più completa monografia sull’argomento: Secession (Allen Buchanan, Secession. The Morality of Political Divorce from Fort Sumter to Lithuania and Quebec, Westview Press, Boulder San Francisco Oxford 1991, pp.174).
Buchanan è uno studioso americano di orientamento liberale, che non nutre simpatia per i movimenti identitari, però affronta l’argomento con distacco accademico e con indiscussa competenza.
Naturalmente il più clamoroso caso storico di Secessione è quello della Guerra Civile del 1861-1865 negli Stati Uniti. Buchanan riconosce che la questione dell’abolizione della schiavitù era essenzialmente un motivo propagandistico e che sul piano giuridico i secessionisti potevano avere valide ragioni per sostenere la loro posizione. Infatti la stessa guerra d’Indipendenza del 1776 era stata più una Secessione che una rivoluzione, poiché il suo scopo era la separazione di un territorio dall’Impero Inglese. I Sudisti erano vittime di una ingiusta tassazione che favoriva le industrie del Nord, e dal punto di vista etico solo la volontà di mantenere in essere la schiavitù poteva giustificare la guerra contro la Confederazione.
La questione della Secessione si inserisce nel contesto di un pensiero dominante di ispirazione liberale che è basato sull’universalismo e sull’individualismo: principi che negano o trascurano il diritto all’identità. L’autore comunque individua casi in cui si configura un diritto morale alla Secessione anche nel quadro di un pensiero liberale. Per esempio quando ci si trovi di fronte a un governo autoritario che viola palesemente le più elementari libertà individuali. Oppure si può verificare il caso di una comunità che voglia preservare i propri valori culturali e linguistici, ad esempio i francofoni del Québec in Canada. O ancora le tensioni fra popolazioni residenti su uno stesso territorio potrebbero dar luogo alla separazione in gruppi distinti, come accadde con India e Pakistan e come potrebbe accadere in Sud Africa, dove la conflittualità fra Bianchi e Neri potrebbe rendere necessaria una soluzione di questo tipo.
Ma il caso più clamoroso è quello della redistribuzione discriminatoria, ovvero il caso in cui le tasse pagate dai residenti su un dato territorio vengono in gran parte investite su altri territori: il caso della Padania è davvero esemplare al riguardo, e lo stesso Buchanan lo cita nel suo libro!
In questi frangenti si verifica una palese ingiustizia e una evidente violazione del cosiddetto “contratto sociale”.
In alcuni casi la motivazione per separarsi è data semplicemente dall’identità etnica. Per Buchanan in questo caso non è sempre lecito parlare di un diritto morale alla separazione, poiché lo studioso americano parte dal presupposto liberale per cui non si possono accampare argomentazioni che siano in contrasto con il “pluralismo” delle società democratiche (nei fatti questo significa che non si possono porre ostacoli al libero mercato…).
Naturalmente le argomentazioni che i liberali tentano di balbettare possono essere facilmente smontate: sul piano etico le democrazie di mercato, regno della corruzione e del clientelismo, non possono avere alcuna patente di superiorità morale. Per non parlare del consenso organizzato dall’alto e calato sui cittadini, come sempre più spesso avviene nei sistemi sedicenti democratici, soprattutto nell’Unione Europea…
Inoltre i tanto declamati diritti di libertà di espressione sono sistematicamente violati dalle stesse democrazie!
In altri casi si può sostenere la motivazione di una riparazione a torti o ingiustizie che il territorio ha subito nel passato. Ad esempio le Repubbliche Baltiche che furono inglobate nell’Unione Sovietica senza alcuna espressione di consenso da parte dei rispettivi cittadini.
Questi temi richiamano la controversia fra diritti individuali e diritti di gruppo. Il liberalismo avversa i diritti di gruppo, poiché questi incoraggiano attitudini gerarchiche e paternalistiche, che rappresentano un mortale nemico per il femmineo pensiero liberale, gemello monozigote di quello marxista. E a riprova di quanto siano capziose e infantili queste argomentazioni, si tenga presente che proprio il pensiero liberale ha inventato improbabili diritti di gruppo che costituiscono il fondamento della moderna democrazia: diritti delle donne, diritti degli omosessuali, diritti degli immigrati clandestini…
Buchanan è tuttavia disposto a riconoscere le ragioni anche dei diritti di gruppo identitari, poiché se si forma una volontà maggioritaria in tal senso occorre pur tenerne conto. In generale lo studioso americano ritiene che si debba andare verso un pensiero di sintesi che riesca a contemperare i diritti individuali e quelli di gruppo. Buchanan, inoltre, ricorda che il diritto all’autodeterminazione dei popoli è stato sancito da numerosi documenti internazionali, fra cui anche risoluzioni ONU.
Il saggio prende in considerazione anche le ragioni per opporsi alla Secessione. In genere si prendono a pretesto motivazioni di ordine etico: lo stesso Lincoln per giustificare la guerra civile affermava che la vittoria dei Confederati avrebbe cancellato la superpotenza americana che era destinata a diffondere la democrazia sull’universo mondo. Parole profetiche indubbiamente, ma assai poco convincenti per screditare la giusta causa dei Sudisti!
In alcuni casi la resistenza alla Secessione può essere determinata dalla limitazione della libertà di scelta cui sono sottoposti i membri del gruppo. È il caso di certi movimenti religiosi integralisti che pullulano negli Stati Uniti e che talvolta chiedono di poter vivere con un’amministrazione separata che tuteli le loro regole di vita. In questi casi la scienza costituzionale ritiene che queste forme di autoseparazione siano incompatibili col diritto alla libertà individuale.
Un argomento contro il secessionismo è il rischio di precipitare nell’anarchia a forza di frammentare il territorio. Si tratta di un’eventualità che può verificarsi se il territorio che vuole la separazione non è sufficientemente organizzato per l’autogoverno; ma è chiaro che un serio tentativo secessionista deve avere alle spalle una società adeguatamente strutturata.
Buchanan opportunamente paragona il diritto alla Secessione alla legislazione del diritto di famiglia in tema di divorzio: infatti in casi di questo tipo occorre effettuare un’equa divisione dei beni fra gli ex coniugi. Inoltre la nuova entità che si forma deve anche regolare i rapporti con eventuali terzi soggetti che siano proprietari di beni sul territorio. Si tratta di problemi raramente affrontati dal diritto internazionale, ma alla fine del XX secolo, col crollo del blocco sovietico, si sono verificate numerose situazioni di questo genere.
In conclusione Buchanan afferma che è incontestabile un diritto morale alla Secessione, quando si verifichino certe condizioni; di conseguenza è necessario che le carte costituzionali prendano in considerazione apposite regole per consentire il diritto al divorzio politico!
questo brano è tratto dal libro